Gli ambienti organizzativi attuali hanno una crescente densità tecnologica.
Negli anni Ottanta la riflessione verteva sul rapporto uomo-macchina, oggi la riflessione sposta l’attenzione sull’azione tecnologica e sulla relativa sostituzione, parziale e non, all’azione umana.
La tecnologia ha dunque portato grandi cambiamenti all’interno degli ambienti lavorativi in cui l’introduzione dell’intelligenza artificiale ha posto il focus principale sulla riflessione inerente al rapporto uomo- tecnologia. È necessario ripensare a un’equa distribuzione delle attività e delle mansioni e interrogarsi sul futuro del lavoro.
L’avvento dell’automazione dei processi è un fenomeno innanzitutto sociale e implica una collaborazione e una condivisione di informazioni tra uomo e robot. La preoccupazione che si pone è inerente alla possibile sostituzione dei robot all’essere umano, tuttavia, esistono competenze difficili da automatizzare.
Esistono diversi tipi di mansioni e posti di lavoro: quelli che implicano compiti ripetitivi- manuali e quelli che non coinvolgono la comunicazione o le interazioni sociali complesse sono più soggetti a questo cambiamento.
In seguito all’introduzione dell’automazione dei processi e dell’intelligenza artificiale, il focus si pone sulle competenze non sostituibili: le competenze non cognitive.
Questo tipo di competenze si traducono in soft skills, fondamentali per il mercato attuale del lavoro. Comprendono la gestione di complesse interazioni sociali e non sono facilmente sostituibili.
La comunicazione, ad esempio, è un aspetto tipicamente umano. Difficilmente l’abilità comunicativa può essere associata a una macchina. Le conoscenze, il tono di voce, la retorica, incidono sulla qualità dell’interazione e sui relativi risultati.
Anche l’empatia o l’intelligenza emotiva sono due requisiti fondamentali per un team di lavoro, eppure, sono difficilmente associabili a un robot. La competenza emotiva incide sul benessere organizzativo, sul clima percepito, sulla collaborazione tra i membri e sulla conseguente produttività organizzativa.
Un robot non è in grado di riconoscere l’emozione altrui, né di gestire team di lavoro considerando le caratteristiche individuali di ognuno. Allo stesso modo, non possiede la capacità di creatività e innovazione della mente umana.
Le competenze non automatizzabili, dunque, possono essere associate alle principali soft skills: innovazione, competenze emotive, empatia, comunicazione, gestione emotiva, capacità di lavorare in team, curiosità e apertura all’apprendimento.
Lo scenario futuro prevede dunque la necessità per le aziende di mixare e dosare sia le competenze digitali che quelle non cognitive: la coordinazione di questi due elementi è un connubio ideale per la produttività delle aziende.
La rivoluzione tecnologica incide sui posti di lavoro e richiede un aggiornamento di competenze, tuttavia, l’intervento umano e le competenze non cognitive restano non soggette a rischio.